sabato 25 febbraio 2012

Intervista a Robert Downey Jr all'uscita di Sherlock Holmes: gioco di ombre

All’hotel Hassler, che si trova proprio sopra gli scalini di piazza di Spagna a Roma, abbiamo avuto modo di incontrare per una felice conferenza stampa i personaggi dietro gli ultimi due film di Sherlock Holmes: l’attore Robert Downey Jr, il regista Guy Ritchie, i produttori Joe Silver e Lionel Wigram.
Sembra che l’unico punto debole di Sherlock Holmes siano le donne.
Robert Downey Jr: E’ vero, e non riguarda solo di quelle con le quali “tratta” lui, ma anche, ad esempio, il fatto che Watson si sposi e che quindi la moglie lo tenga lontano dalle spericolate investigazioni.
Il successo di Sherlock Holmes è, secondo lei, dovuto al fatto che c’è un mix di Batman e James Bond?
RDJ: Il successo è dovuto al fatto che è ambientato nell’età vittoriana, un periodo molto affascinante, ma soprattutto ad Arthur Conan Doyle che ha creato questa magnifica serie.
Joe Silver: Quando abbiamo iniziato il progetto di remake di Sherlock Holmes pensava alla “Guy Ritcie version of Sherlock Holmes”, che voleva dare un’atmosfera rock, oltre che nuova, alla serie. Certo, se me lo paragonate a James Bond, mi fa piacere: spero che un giorno saremo qui a parlare di Sherlock Holmes ventitré!
Il fatto d’aver scelto un autore del cinema indipendente, è ciò che crea la differenza? Gli altri blockbuster del cinema hollywoodiano sono magari un po’ steoripati… Lei, Lionel Wigram, prevede come produttore di continuare su questa strada?
Sarebbe fantastico! Comunque molti dei grandi autori attuali, come Chris Nolan ad esempio, e altri giovani registi, provengono dal cinema indipendente. Poi, quando raggiungo un livello adeguato, gli studios hanno fiducia e non si fanno problemi a dar loro dei soldi.
Il vostro Sherlock Holmes verrà ricordato oltre che per il successo commerciale, per la sua qualità, come ci siete riusciti?
Guy Ritchie: Noi abbiamo letto i libri, ma poi ci siamo dati la possibilità di una nostra interpretazione. Però, se incappavamo in qualche problema, tornavamo sul testo originale e lo risolvevamo grazie ad esso. Questo, più o meno, è stato il processo di realiazzazione della pellicola.
RDJ: Spesso arrivavamo sul set con un’idea, ma poi il posto ce ne donava un altra. La scena nel giardino dove gli sposi passano non doveva essere “silenziosa”, ma arrivati lì l’atmosfera ci ha suggerito di farla senza dialoghi, ed è poi risultata una delle scene più toccanti.
C’è una scena dove lei sembra truccato come Heath Ledger quando interpreta Joker, era un citazione?
RDJ: Io pensavo a Robert Smith dei Cure.
Come siete riusciti ad avere Stephen Fry e come siete riusciti a farlo spogliare?
GR: Stephen piace a noi tutti e lo vedevamo perfetto nel ruolo del fratello di Sherlock. Diciamo che il suo personaggio intimidiva parecchio, perlomeno finché non si è spogliato; ha dovuto farlo!
Pensa che lo Sherlok Holmes da lei possa essere un rivale di Jack Sparrow? Non è che state rischiando di perdere la parte investigativa spostandovi un po’ troppo sull’azione?
RDJ: Prima di tutto, Johnny Depp ed io siamo amici. L’unico problema potrebbe essere quello da lei citato, e quindi lo stiamo già esaminando nell’eventualità di un terzo film e – vi anticipo – stiamo valutando l’Italia come possibile scenario, dove sarà possibile calcare maggiormente sull’aspetto investigativo.

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